EKSİK
Hor questi oratori solicitando la risposta, li padri di collegio, chiamato il conseglio di pregadi, consultono quid deliberandum erat in hac materia, havendo prima scripto di questo a tutti i collegati, maxime al re di romani che era in Italia a Livorne, et al ducha de Milano.
Et etiam scrisseno al re don Fedrico, el qual, da savio respondeva, et cussì feva dir al suo saputo orator Spinello existente in questa terra, che la Signoria el dovesse tuor, et che era certissimo gelo renderia poi volendo mantenir la fede promessa, et che la illustrissima Signoria era savia et sempre stata di una parola, a la qual havia infinite ubligatione. El ducha de Milan etiam confortava venitiani a non se impazar di Taranto, et dovesse observar la promessa, et pur, se pareva di tuorlo acciò non capitasse in mano di turchi, si tolesse et poi renderlo al re Fedrico, acciò non si sdegnasse et fusse unido con nui contra francesi, che pur minazava de vegnir di qua da’ monti. Ma il re di romani era di opinione quasi di non se impazar, e lassar governare a la Signoria, la qual cognosceva era sapientissima, et manteniva la promessa; et non restava di dimandar danari per pagar li sguizari, li qual tamen non li fo dati. Or a dì 8 novembrio, nel consejo di pregadi fo disputato, et era tra li savii di collegio tre opinione. Prima, di tuorlo senza altro rispeto; altri non se impazar; la terza di mandar un nostro a Taranto, el qual dovesse con dexterità indur quel populo a la devution dil re don Fedrico, et prima farsi consignar le forteze in le man, et non potendo indurli, dovesse rescriver. Adeo nostri fevano questo per tenir la cossa in tempo, acciò che, repudiati di qui tarentini non andasseno al Turcho et quello farlo passar, perché grandemente si dubitava turchi non metesse pè in Italia, che poi saria stato [379] assà da far a discazarli. Et fo disputato; ma non fo concluso alcuna cossa, et queste cosse tarentine lassaremo star, descrivendo quello che in questo tempo di nuovo se intese.