Venedik'in Macaristan'daki elçisi Lorenzo Orio'nun katibi Francesco Masser'in Venedik'e dönüşünde yazdığı uzun ve kapsamlı mektup
Sumario di una lettera scripta al Serenissimo Principe nostro, per Francesco Massaro venuto secretario di domino Lorenzo Orio dotor e cavalier, orator in Hongaria, data a Coneian a dì 5 Octubrio 1523
Come narerà il successo di la guerra dil signor Turcho cum el Serenissimo re d'Hongaria fino a dì 5 del preterito, che si partì da Buda per venir a repatriar. Hor intrato il Signor turco nell'Imperio, dubitando di haver guerra dal signor Sophis, mandò oratori al re di Hongaria et a la Signoria nostra domandando pace per stabilir le cose sue da le bande di quì, et hongari, afterati per I' avaritia, consultorono non era ben concluder la pace fino non havesseno auti li 80 mila ducati pretendeano haver da la Signoria nostra, comettendo al reverendo domino Filippo More loro orator di quì fingesse dimandar questi danari a la Signoria nostra perchè voleano far guerra al Signor turco, iudicando, se havesseno conclusa la pace avanti auti, più non li arebono se non con difficultà, perchè cognoscevano ben esser più presto debitori che creditori; sichè protraseno ditta pace in longo. Interea il Signor turco, o havesse conze le sue cosse con il (Sophis) o provisto a li confini, deliberò far l'impresa per Hungaria vedendo praecipue tante discordie in Transilvania et (100) in Croatia che consultarano di farsi tributari di esso Signor turco, et vene con persone 100 mile, di le qual 30 mila erano da facti, il resto zentaglia senza arme con uno pezo de legno in man, con fama di non voler expugnar cità, nè castello, ma venir dreto a Buda; per il chè hongairi si meseno in tanto terror, che pensavano più presto de fugire che de defendersi, per non esser ancora alcuna cossa ad hordine per le gran discordie erano tra li nobeli et signori. A li quali nobili furono fatti più comandamenti con pena per quella Maestà, che dovesseno congregarsi et far exercito. Fu scripto etiam in Bohemia, Moravia, Schlesia, Transilvania et in ogni altro loco, che tutti dovesseno venir al campo. Et Sua Maesta a dì 15 Luio 1521 cavalchò con 60 cavalli a Tetem miglia 10 distante da Buda, per dar exemplo che tutti li altri cavalchasseno per far exercito. Et in questo mezo el reverendo Strigoniense, che era allora Quinque ecclesiense, mandò tutto il suo in Bohemia,e cussì fe' lo episcopo Transilvano, perchè haveano quel regno per perso se il Signor turco veniva di longo. Ma Dio volse che si fermò, et posesi ad oppugnar Belgrado altramente chiamato Nanderalba el in latino Taurinum, et sì messe tempo di mezo, che le gente poi a di 10 de Avosto cominciorno a redursi e do giorni avanti apresso la Maestà dil Re; la qual stete a Teten tutto il mexe di Luio ch' el non havea 400 cavalli, e tamen domino Filippo More; monstrò una lettera data in Cinque chiesie a dì 22 Luio, che dicea il Re havia un bellissimo exercito et ch' el voleva far giornata, ma non era 8 di Avosto che non erano congregate 4000 persone; sichè dieta lettera fo fincta e contrafacta per esso orator, perchè io scrissi di 16 Luio al clarissimo domino Daniel Renier e fo lecta in Senato, et acusava hungari de una grande ignavia. Fece etiam aziò la Signoria non si pentisse di darli quelli 20 mila ducati li era stà promessi. Hor lo exercito dil Re si andò ingrossando; tamen mai volseno veder turchi. Lo episcopo Bossinense fu mandato a li confini con 16 mila hungari, quali, venendoli incontra 3000 cavalli di turchi, subito fugiteno via et dicto Episcopo si ascose in uno molino et stete lì fino che li turchi tornarono indriedo. Poi a di 28 Avosto el Signor turco hebbe Belgrado a pacti perchè non si potevano tener più, sì per esser pochi a la deffensione, si perchè non li fu dato mai soccorso nè di gente, nè di munitione, nè di victualie, e questa perdita fu grandissima vergogna a hongari; e auto il loco, il Signor torco lo munite et presidiò et se ne ritornò con lo exercito a Constantinopoli. Hongari pur sequivano (101) avanti, e quando furono per passar la Drava venono in discordia, però che parte voleva che se sequisse driedo il campo de turchi, e parte non voleva direndo esser pochi contra tanti turchi, et che non erano più de 60 milia hongari in campo. Et cussì fu risolto lo exercito, dando voce che I' anno sequente voleano far uno bellissimo exercito. Altri dicono che li manchò denari a hungari e però fenxeno quelle discordie nel campo, acciò paresse fosse risolto per discordie e non per mancamento di danaro. Et certo quello exercito fu pagato per uno mexe e mezo di danari dil reverendissimo cardinal Strigoniense, in quelli giorni defuncto. Hor ritornati di campo, deteno opera a la coronatione de la Serenissima Regina, et a ritrovar danari per lo anno futuro e messeno molte impositione nel regno; ma poche se ne hanno rescosse per non haver voluto pagarle. Poi il Re andò in Boemia, chiamato da quelli per conzar certe sue differentie, et promesseli dar 40 mila bohemi combattenti. Et assetate le cose di quel regno, et posto una graveza nel suo partir di Bohemia e per conseglio di domino Andrea dal Borgo orator cesareo e dil marchese di Brandiburg exautorò e privò tutti li officiali di quel regno; cosa che disconzò tutto e si sdegnorono molto, adeo che non hanno voluto pagar le impositione, nè mandar gente questo anno, come haveano promesso.
Bohemia è picolo regno, a centro ad circumferentiam 60 o 70 miglia; si esse fora dil regno è circondato da la Hercinia silva; è molto popoloso e fa ville 34 milia. La cità metropoli è Praga. Sono homini animosissimi e belicosissimi e fidelissimi a cui servono, et fa grandissimo numero di homini di arme e pedoni. Li homini d' arme sono ben in ordine de armadure et de cavalli, e la fantaria ben armata tutti da capo a piedi; el più de loro sono schiopetieri, et alcuni portano certi mazuchi davanti de ferri grossi et acuti, incatenati ad uno bastone in modo de batadori de formento, et menano gran botte cum quelli, che accoperiano uno homo ben armato. Alcuni portano partesanelle et pavesi, et quando vanno a la guerra sempre voleno invader lo inimico quando ben fusseno in menor numero de li inimici, et sono inimici de alemani et de hongari et amatori de venitiani sopra ogni altra natione del modo, et li laudano molto de sapientia, governo, potentia et richeza, et più volentiera veniriano a soldo di la Signoria nostra, che de qualunque altro Principe. E di questo uno giorno li parlò il magnifico domino Joanne de Val de Stem barone et gran capitanio di Bohemia, che volentiera veniria a servir (102) la Signoria nostra cum 10, 20 o 30 milia persone et più et meno. Ringratiai sua signoria dicendoli per hora non havea bisogno etc, el qual disse passeria in Italia per I' Hongaria e l' Austria per forza, nè voleva altro che trovar contrasto. E li mostrò uno suo bel inzegno di cavar palude quì atorno Venetia; cossa che niuno altro ha mai saputo fare. Questo è quel magnifico capitanio che il re Christianissimo voleva condure al tempo che lui era in Bohemia, che con 15 over 20 milia persone rompessse ne l'Austria, e quel orator di Franza capitulò et lo incaparò et promesseli di andar a tuor li danari, nè mai più ritornò.
Questa Bohemia è poverissimo regno. Pochi signori che siano richi; ma quelli pochi sono richissimi, e tutti sono pomposi, e cussì le donne ben vestite di bellissimi habiti, e sono le più belle donne del mondo, et essendo povere e volendo pompizare quello le fano relinquo dicere. E cadauno homo et dona nobile voi portar catena d' oro, et de le 100, le 99 sono de rame inaurate per non haver così da far la spesa. Però sono assassini et stano alla strada, et prima amazano et poi cerchano, e se cognoscono che li viatori siano richi, li danno taglia su la vita di qualche migliara di ducati. Et tamen hanno assaissimi monti de minera; ma non sano cavar, e se qualche uno cava, i assassini vanno poi a robar quanto hanno purifichato. El parlar suo è come schiavon, però che trasseno la origine sua de Liburnia; overo Croatia.
Tutti tieneno la fede di Cristo; ma è divisa in molte secte de heresi. La prima si chiama Hussite, però che hebbeno origine da uno suo bohemo rustico nominato Joannes Hus, homo molto arguto, de optima lingua et inzegno, de una continente et sancta vita, et predicava sempre li Evangelii, ma non voleva interpetratione de parobola alcuna, ma così come era le parole, così voleva fusse el sentimento: li dogmati e precepti dil quale sono questi :
Ch' el Papa non ha magior autorità di quello ha uno episcopo, et similiter nel sacerdozio che niuno per maior prelato ch' el sia habia più auctorità di qualunque minimo, però che la consecratione non è quella che facia uno sacerdote maiore di l'altro, ma li meriti de la bona vita de essi sacerdoti. E diceva che l'era paradiso e inferno solamente, et che non era purgatorio, però pregar per li morti era vano e frustratorio, dicendo, o I' anima nostra ha facto bene, o male; se bene, I' è ascesa nel paradiso, se male, in lo inferno, però è una pacia a pregar per morti, e questo è stà invento (103) de avaritia di preti. Et non voleva che si tenisse imagine di Dio, nè de sancti; quelle benedictione de aqua santa reputava nulle et senza precepto de Dio, però non tienono aqua santa nelle loro chiesie. E damnava la religione di frati mendichanti, dicendo non è stata constituta da Dio, ma era un diabolico invento. Voleva che li sacerdoti non havesseno molta intrada, ma tanto quanto honestamente potesseno vivere. Far elimosina diceva non far beneficio alcuno a l'anima, ma ben voleva ch'el si facesse elimosina a li indigenti, acciò tutti participassino de li beni de Dio. Diceva ancora che la Cresma e l'Olio Santo in ultimo articulo mortis non era de precepto. Confessarsi a preti el frati diceva essere vano, ma che confessare si dovesse ne la sua camera con la mente a Dio solo. Li cimiteri et lochi sacri per sepelir li corpi morti essere derisorio el invento dei sacerdoti per guadagnare, ma sepelire li corpi morti in loco sacro o non sacro niuna differentia era. Li apparamenti sacerdotali, ornamenti de altari, pale, calici, corporali et patene essere de niuno momento, et il sacerdote potere consecrare in qualunque loco el corpo de Cristo, et a questo bastare le parole sacramentale solamente. lmpetrare li auxilii cle sancti essere vano et frustratorio; le hore canoniche essere un perder tempo, et che si debba lavorare qualunque giorno, nè guardare alcuna festa de sancti, se non la Domenica. Li ieiunii non essere de alcun merito. Comandò che tutti si dovesseno comunichare sub utraque specie, panis et vini, mosso da quel dicto del Evangelio: “Nisi manducaveritis carnem filii hominis et biberitis eius sanguinem non habebitis vitam aeternam.” Ma questo anchora saria el mancho male perchè antiquamente per molti anni così fu facto, purchè non li facesse comunicare senza confessione et comunicare li puti nascenti, adherendosi pur a l' Evangelio: “Venite ad me omnes infantes et innocentes” dicendo che li puti sono più degni di ricever il Sacramento per esser inocenti, puri et senza peccato, che li grandi che sono peccatori. Questo Joannes Hus fu convocato al Concilio in Constantia cum salvoconduto, dove convento fu poi brusato; per il che bohemi sdegnati ruinorono tutte le chiesie de frati, et amazorono li frati et in Praga li edificorono una chiesia de Sancto Joanne Hus et a dì 6 Zugno fanno la sua festa, et fanno grandissime solennità, perchè l'hanno per martire et beato. Et li boni cristiani se guardano quel giorno de andar per la terra, perchè questi Hussiti li fariano dispiacer. Furono facte poi grandissime guerre per (104) causa de questa heresi, quale pretermetterò per non esser molto longo. Poi vene uno altro heretico de Gallia belgica, overo Picardia, nominato Adam, facendosi lo de Dio, quale in pocho tempo trasse una gran parte de bohemi alla sua heresi.
Et questa secta de Picardi non voleno che sie nè preti, nè frati, nè episcopi, nè papa, nè se confessano mai, et voleno esser poveri, et sono de una vita continentissima, de grande conscientia; et questa secta de Picardi è divisa in tre specie. La prima consacrano loro medesimi il corpo de Cristo et il vino et si comunicano sub utraque specie; la seconda niente credeno del Sacramento, et dicono che non bisogna consecrar, et che nel Sacramento non c'è, né corpo, nè sangue; la terza vanno sotto certe grotte et caverne subteranee et predicano li Evangelii, et quando sono a quel passo “crescite et multiplicamini, et replete terram,” extingueno le candelle et in questa obscurità se pigliano insieme a ventura li homini et le donne et concubino insieme, et molte volte achade ch'el padre concumbe con la figliola, el figlio cum la madre, et il fratello con la sorella. Et questa terza secta è molto persequitata con solamente da li Hussiti, ma etiam da tutti li altri Picarditi sopranominati; et gia in bona parte o exterminata, pur se ne trova anchora per quella Hercinia silva che vanno sotto le grotte molto secretamente; ma de le altre due specie de picardi sopradicte sono intanto multiplicati che non si potria credere. Sono alcune cità che non hanno altro che Picardi. E questo basta per non tediar etc.
Ritornata la Serenissima Maestà de Bohemia in Hongaria a tempo de una dieta generale per provedere alle cose del regno per le occorentie de la guerra de turchi et prima se trattasseno le provisioni, li regnicoli porexeno molte querimonie a quella Maestà contra lo illustrissimo Palatino, acusandolo prima, che domente el rimase locotenente in Hongaria, nel tempo che quella Maestà stete in Bohemia, I' havea scosso de le impositione et altre intrade del regno ducati 700 milia per pagar gente d'arme alli confini per obviar che turchi non dannizasseno quelli lochi, e lui non havea tenuti de pagati altro che cavalli 500.
Item, che continuamente l' havea tenuto explorator del Signor turco in casa sua, et che l' havea intelligentia cum el dicto Signor turco, et che de suo consentimento domino Andrea Batthor suo fratello havea facto batter più di 300 mila ducati de moneda falsa, e tutti cridavano che al tutto et fosse deposto del palatinato et constretto a restituir quelli danari indebitamente subtractati, altramente (105) che i non soccorreriano al bisogno del regno per la guerra; de modo che quel Re li tolse el palatinato, et li regnicoli restorono contenti et satisfatti e promesseno di venir in campo in persona cum Sua Maestà. Et poi vedendo il Re et quelli signori el bisogno de danaro per far lo exercito, perchè era fama che turchi venivano, non possendosi cosi scuoder de le graveze imposte, et che nel publico non ci era danari, consultorono tra loro dar di le sue proprie borse: et pur hessendo qualche difficultà, il reverendo episcopo Scardonese orator pontificio vene uno giorno in Consiglio davanti il Re et signori, dicendoli che l' era una sua gran vergogna, hessendo l’ una e l'altra mano richissime, a non voler exponer le proprie facoltà per conservation dil regno , alegando li Signori venitiani haver fatto gran tempo guerra di soi proprii danari prestati a la Republica, e cosi dovesseno fare loro e defenderse virilmente, protestandoli da da parte de Dio e del Sanctissimo Padre, che se per causa loro perdi questo regno, si farà una coniuratione di tutti li principi cristiani et recupererà questo regno, et vi cazerà poi tutti al postribolo, come homini indegni da gubernar un tale regno. Per le quale parole quelli signori offeriteno chi 10, chi 20, chi 30, chi 40, et 50 marche d' arzento, etiam danari, et fo deliberato dar optimo ordine alla defensione; ma poi niuna executione fu fatta, però che niuno volse exborsar è danari, nè marche d’ arzento. E inteso per il Signor turco, tutte le provisione e la fama, di lo exercito voleano far hongari, mandò alli confini per custodir quelli da 40 in 50 mila persone: et hongari dubitando queste forze non venissero in Hongaria, feceno comandamento a tutti li subditi soi che dovesseno venir in campo, et niuno mai aparse salvo 1000 fanti che mandò la Moravia, et quelle poche genie che furono mandate a li confini per quelli reverendissimi prelati, che potevano esser da 12 mila persone, capitanio di le quale fu facto il reverendissimo archiepiscopo di Colocia. La causa ch'el Signor turco non sia venuto quest'anno in Hongaria, alcuni assegnano la universal pestilentia per tutto l'Oriente, e maxime nell' Asia minore, overo Natolia, dove el traze el forzo de le sue genti. Ma li iudei dicono, et non lo crede, che uno grandissimo numero de essi iudei, quali sono stati in una regione in India circundata da monti molto alpestri che già 2000 anni non hanno possuto ussir fuora, salvo che hora, et vengono a la volta de Hierusalem et haveano dimandato quella al Signor turco. E di questo essi iudei sono in Hongria dicono haver avuto lettere (106) di Damasco. Altri dicono, che in Syria se ha sublevato un soldano e scaziato fora del paese tutti li turchi, e che per questo è interdita la venuta sua. Altri dicono ch’ el non è per far più impresa in Hongaria perch' el dubita non segura la expeditione universale, et etiam per non si ritrovar hora molte persone da fatti per esserli morti in Syria e in Persia sotto Belgrado et sotto Rodi, tra quelli sono morti et combattendo et da diverse infermità, di le persone 130 mila da facti, rierchè si l' havesse voIuto seguir la impresa di Hongaria saria venuto I' anno preterito quando il Re era in Bohemia, che non ci era riparo alcuno. Niente di men è di star sempre occulati con lui, etc.
Ultimamente, questo anno, a dì 12 Avosto, 15 mila turchi, el fior di le soe gente, passorono in Serimia, guastando tutte le vigne de quella provintia che produce optimi vini. Et quando serimiensi si sentirono tochar sul vivo, che era tutto il suo nutrimento, si levorono a furore li popoli e forono a le mano cum essi turchi. Li quali turchi ruppero essi serimiensi; ma in quello sopragionse il soccorso de persone circa 3000 tra homini d'arme et pedoni, et quando turchi videno zonzer il soccorso de homeni armati, non valendo a combatter con quelli, e iudicando etiam i fusseno maggior numero, cominzorono fugire al l’ acque, et questi driedo insieme cum li serimiensi, de modo che ne tagliorono a pezi da 8 in 9 mila et 4000 anegai, il resto alcuni presi e parte fugati ben feriti et malmenati. Erano in questo conflicto due bassà, videlicet belliarbei et Farcat. El beliarbei fugite ferito, e di Farcat non si ha mai possuto intendere quello sia stato de lui. Et feceno una bella preda de spoglie e presoni, et molti bellissimi cavalli, de li qual alcuni de li più belli et alcuni vexilli et presoni furono mandati a donar la Maestà del Re. Questa Serimia è provintia in Ylliria, overo Schiavonia, da la parte di sopra verso il septentrione e il Danabio, da l'occidente la Drava e da oriente la Sava. Inde sclavones quasi savones a Savo fluvio ozi è dicti. Et de là de la Sava è Belgrado, in quello angolo situato ubi Savius fluvius dilabitur in Danubium. Et questo è tutto il verissimo successo di la guerra dil Signor turco con il re di Hongaria fino al mio partir. Ma a Viena el signor Eugenio fu dil qo. re di Cypri li disse esser lettere di Hongaria ne la corte dil serenissimo Ferdinando, come turchi haveano iterum corso a quelli confini, e aveano depredato et brusato ville et inferito de notabeli danni.
Lo Maestà dil Re è assai bel principe et grando, (107) di età de anni 17, el è di tanta bontà, pietà et clementia che non si potria dire; è liberalissimo, pur havesselo tanto da dar quanto el daria et doneria; non si adira mai nè vol vendeta contra rie alcuno, ma sempre perdona, e non si mette mai pensier nè fastidio di cosa del mondo siali adversa et contraria quanto si voglia e come non li pertinisse a lui. Ben è vero, quando l'era gubernato da hongari, l'era de optimi costumi instituito; ma da poi maridato, et ch'el stà al governo de alemani, i l'hanno instituito a cosse molte dissimile, però che li hanno insegnato a mangiare 6 et 7 volte al giorno et meglio bevere et solazare e ben lusuriare e hallar tutta la notte e mangiar ancora di meza notte. E li preceptori di questi dogmati sono il magnifico domino Andrea dal Borgo orator cesareo, et lo illustrissimo Zorzi marchese di Brandiburg, quali ballano tutta la notte cum la serenissima Regina et sue donzele, la qual Regina è ancora lei de natura solacevole, picola et bruta, superbiccima, sdegnosa ed vindicativa, mal voluta da hongari, fa far mille iniquità al Re, è inimica di questo Stato, e tutto il giorno la voi cavalchare cavalli che saltano, sollazare e ben mangiare a tutte l' hore, mettendo indigestum super indigestum, però non si po' ingravedar.
Da poi, el primo in ordine è questo dal Borgo singularmente amato da la Regia Maestà et di la Regina, ma da hongari summamente odiato. È homo di experientia et praticho di corte, ma assai leziero et soperbo, et ha posto ogni male contra questo excellentissimo Stado. Fa ogni demonstratione di essere omnipotente con questi regali, per esser tributato e subornato, e di ciò ha guadagnato assai, e à hauto doni grandissimi dil Re, dil quale havea impetrato uno castello ditto Ovar a li confini di Hongaria verso l'Austria, el hongari non hanno voluto consentir, e li hanno dicto ch’ el si toglia Petrovaragia, ch’è al confin de turchi et che lui lo defendi; e lui non I' ha voluto. Tamen il Re voi per ogni modo che I' habi qualche intrada in Hongaria. Et fin hora è stato apresso a quella Maestà a persuaderla doni la Croatia e Sclavonia al serenissimo Ferdinando con dir la defenderà ben da turchi; et questo feva aziò I' havesse action su la Dalmatia. El qual Ferdinando suo cugnato, sentendo il Re fugiva la pestilentia, veniva a li confini de l'Austria con la serenissima sua consorte, li mandò subito per orator el reverendo episcopo Gurcense domino Hironimo Balbo veneto, per disponer dil loco dove si dovesseno convenir a parlamento. Quello sia sucesso poi non lo sa; ma ben il Re, qual ama cordialmente (108) esso suo cugnato, come persona liberalissima facilmente li doneria quelle regione; ma hongari, che sono superbi, nè voleno che se dicha che i non sapino gubernar, non lo consentirano mai.
Driedo li è lo illustrissimo Palatino, homo da pocho più che sia in Ungaria, e da tutte hore è ebrio da la matina fino la sera e da la sera fino la matina, odiato da tutti, et inimico de questo illustrissimo Stato.
Poi li è il marchese Zorzi di Brandiburg, quale, insieme con il reverendissimo Gran Maestro di Prussia suo fratello è inimicissimo di questo Stato, et ha fatto tutte le male demonstration verso di quello che si poi far, e cussì tutti li soi fratelli, tamen è grosso de inzegno ben corespondente a la sua persona, per esser molto grande et grosso di statura; ma il Gran Maestro è ben astuto, cativo, malhomo et valente ne le arme.
Poi li è il magnifico conte Joanne di Corbavia bano di Croatia, bon amico di la Signoria nostra e valentissimo homo, et quando el fo fato ban, protestò non volea haver in custodia nè cità, nè castello alcuno, ma voleva star alla campagna, dicendoli sapeva ch’ el Re non li pressiava nè muniva mai le sue terre e forteze, e quando li venisse una obsidione, li saria forza rendersi, però non volea esser imputato. Al qual non li vien dato la provision dil danaro che li bisogneria alla defension di la Croatia, e lui non ha da spender per esser poverissimo, e cussì non si diffende la Croatia: et è di opinion di refutar el banato.
Da poi questo li è lo illustrissimo vayvoda de Transilvania, savio, prudente e de optimo inzegno, bon amico di questo Stado, ben amato da tutti, inimico de alemaini, ma del Palatino inimicissimo, e tamen mangia e beve insieme tutto il giorno. È valente capitanio; ma non di tanta experientia come bisogneria ad uno capitanio per quel regno; ma l'è uno altro Gazeli, e saria contento che quel regno si perdese et poi lui con il favor de transilvani recuperarlo e farsi re; ma el viverà poco per esser ethico.
Poi li è el magnifico Bornamissa, qual è molto vechio, savio, astuto et valente ne le arme, assai ben inclinato a questo Stato, è inimico di questo marchese di Brandiburg.
Li è driedo questo, il magnifico domino Joanne Dragfì conte de Themisvar, qual è uno gran signor, ben amato da tutti e valente ne le arme, e assai bon amico nostro.
Poi li è el magnifico domino Petro Pereni, fu (109) fiol dil conte Palatino defuncto. È molto zovene, savio e astuto et richissimo e gran signor; monstra far existin.alino di questo Stado.
Li è ancora il magnifico domino Alessio Turso thesaurier dil Re et nipote di questo reverendissimo Strigoniense, homo richissimo e tien compagnia cum li Focheri in tutte le minere de Hungria. È inimico di questo Dominio; volea refudar el thesauriato e il Re li desse 65 mila ducati ch’el die haver da lui, et per non averli da dar, Sua Maestà va scorando fin che de le intrade dil regno el se pagi. Al qual, quando il Re andò in Bohemia, li lassò ordine facesse bater moneda nova più ch'el poteva; el qual ne ha facto bater oltra quello per conto dil Re, più di un milion de ducati de soldi novi per conto di esso thesaurier. La qual moneta nova li par sia falsa e de puro rame, cum uno pocho debianchimento de sopra, che cum un ducato d'arzento ne fanno ducati 15 de quelli soldi nuovi.
De l'altra mano, el primo è il reverendissimo domino Giorgio archiepiscopo Strigoniense, homo savio eL de grandissima auctoritate; et è de tanta elatione, ch’ el si fa adorare e voi quel ch’ el vole, nè alcun poi obtenir nulla se questo non li è propitio. E molte volte il Re fa una cossa e questo la disfa, adeo l'è omnipotente in quel regno. È grande persecutore de li soi inimici; ha in sè molte bone parte quando el vede el suo inimico humiliarsi e li perdona e li dà beneficii. È magnanimo e liberal in le cosse dove el cognosse poter conseguir fama, honor et gloria ; ma in le altre cosse è stretto. Si dilecta molto di fabricar. Era prima inimico di questo Stato, poi è facto amicissimo per opera dil reverendo episcopo Scardonese orator pontificio , qual a questo l' ha molto persuaso, dicendo haveria gratitudine come ave il qu. reverendissimo cardinal Strigoniense, che per esser nostro bon amico, per via di la Signoria ave il patriarchà di Constantinopoli; sichè al suo partir lo pregò dicesse a la Illustrissima Signoria che lo voglii susciper in quella gratia che la tenia il reverendissimo Cardinal, perchè io son stato e li sarò magior fautore ne le occorentie sue; con altre parole, etc. Sichè è bon saperlo mantenir, poichè è acquistato per amico; et sil papato si darà per danari, facilmente potra lui essere, et vien affirmato aver da ducati 600 milia in suso d'oro.
Li è poi il reverendissimo archiepiscopo Colocense, frate observante di san Francesco, homo molto daben, et ne le arme strenuissimo.
Poi il reverendissimo episcopo Agriense gran (110) canzellier, primo episcopo, homo de singular valer, inzegno et intellecto, docto el eloquente, molto amico di la Signoria nostra. E li disse si ricomandava e si offeriva molto a la Signoria Vostra, et era molto partiale di quella; et è la verità, perchè sempre el ne ha defeso contra li nostri inimici. Questo è avaro e fa dce mercantia, e guadagna ducati 40 milia a l'anno, videlicet 20 mila dil suo episcopato, 10 mila dil canzellariato, et 10 mila de mercantia, et poi ancora de monti de oro; et si dice ha da ducati 300 milia de contadi.
El secundo è lo episcopo de Zagabria, fu nepote dil reverendissimo cardinal Strigoniense, homo molto da ben e molto amico di la Signoria nostra, e si iacta e gloria esser stato suo soldato ne la obsidione di Padoa al tempo che lì el studiava, e alora l' era ben povero; vero è non de inzegno molto sublime, ma el pù stare assai bene fra li altri.
Poi li è lo reverendissimo episcopo Transilvano. Qual è homo di suprema avaritia e de assai bon inzegno; ma maligna persona, inimico di questo Stado. Non sa far altro che crapular et acumular danari.
Driedo questo è il reverendissimo domino Filippo More, episcopo di Cinque Chiesie, assai ben inclinato a la Signoria nostra, ancora che quando l'è ritornato da le sue ambassarie de Venetia sempre si ha lamentato con quelli Signori, che la Signoria l' ha tratato male. Et questo l'intese dal reverendissimo Strigoniense, reverendissimo Balbo et dal reverendo preposito Statileo, e da molti altri secretari, e questo fa aziò altri non li vengi voglia di venir a questa legation; el qual di ordine di quelli signori comprava panni d'oro, di seda e di lana, e quello li costava ducati 100 metteva costarli 140, e cussì ha guadagnato assai in queste ambassarie qui, da ducati 40 milia. E in questa ultima legation comprò certe carisee per ducati 8 la peza e le messe ducati 12, per il chè fè gran parole con el prior di la Urana per questo. È homo molto avaro e molto studioso in agregar danari, et se lo cosse de Hongaria passerano quiete, si meterà a far mercantie e si farà el più rico homo de Hongaria. È di natura che molto avanta le cosse sue e di quel regno, e va sempre cum tachagnarie; nè è di molta verità, nè da confidarsi de lui per esser molto falso e adulatore.
Poi li è lo episcopo Varadinense, fu fiol del qu. illustrissimo Palatino defuncto, ben inclinato a questo Stato; ma è pocho existimato per esser da tutti reputato pazzo.
Li è poi lo episcopo de Javarin cancellier grando, (111) di la Regina, de bon inzegno ma tardo, e inimico de venitiani, et molto ne ha straparlato; ma non è più in quella gratia de quel regno, come el soleva esser.
Poi li è lo episcopo Vesprimiense domino Paulo Diaco, quel è stato due volte thesauriero. È mala persona et mendace, non atende mai a promessa ch’ el fazi, ma per conseguir qualche suo intento el tributeria tutti li signori; el è povero et debito, ha impegnato el suo episcopato per ducati 12 mila, però zerca de esser thesauriero un'altra volta per pagar i soi debiti cum le intrade dil Re, e facilmente serà facto per quel suo tributar ch’ el fa. Nè dirò di altri episcopi inferiori, per esser quelli di pocho valor et autorità.
Hongari in universali sono la pegior generation dil mondo. Non amano mi extimano natione del mondo, nepur se amano tra loro. Ogniuno atende al proprio comodo, et robano el publico et poco se curano de quello; hanno uno odio et simultà tra loro occulta, che non si potria credere, e tamen alternatim ogni giorno mangiano insieme, che pareno fratelli. Nè una iustitia fanno; non è sì grande iniustizia nè iniquitate, che tributando tre o quattro di loro non se ol,teuisse; non c'è obedientia alcuno; sono superbi et arroganti, et non sciano nè reger, nè gubernar, nè voleno consiglio da cui sa, avantadori de le cose sue, assai ben prompti ad determinar, ma ad exeguir tardissimi, et poche cose se mandano ad executione, salvo che il crapular el robar il publico: a queste cosse sono diligentissimi. Li signori sono causa de ogni male, et li nobili, quali sono 43 mila, tieneno le raxon del regno, però sempre sono discordanti, procedono sempre cum arte, deceptione et inganni. E bisogna esser ben cauti ad negotiar cum loro et, ut multa in unumcolligam, hongari sono la fece del mondo, e se non fosse tanta bontà et innocentia di quel Re, la Divina iustitia non poria tardar tanto alla destrutione de questi hungari.
Hungaria è uno bellissimo et opulentissimo regno, referto de tutti li beni del mondo. Ha cavalli grossi et lizieri et pedoni in grandissimo numero, cosa che niuno altro principe ha. Se Francia ha cavalli, la non ha pedoni, e bisogna che 'I toglia sguizari o altre gente exteme. Se Spagna ha pedoni, non ha tanti cavalli, etc. De victualie ha grano, vino, animali quadrupedi, aquatili et volatili de ogni sorte abondantissimamente, ha monti de ogni minera de oro, argento, rame, stagno, piombo, ferro. Hanno etiam tìumi in Transilvania che (112) menano oro finissimo, in grani come sorgo, ciceri et nocelle, et globi etiam grandi che pesano 100 et 200 ducati l'uno, come ho veduto; se ha etiam trovato ne le vigne verge di oro finissimo alte uno cubito, claviculatim intorte alle vite, et ne ho veduto far anelli de quelle. Et in alcuni loci, pur in Transilvania, ne la terra dove si semena sono harene d' oro. Lì è ancora uno fiume quale dicono che converte il ferro in rame. Questo non è vero, ma ben che 'I ferro stato per alcuni giorni in quel fiume fa uno erugine di sopra di vero rame, et raso, il ferro rimane nel colore et prima essentia sua. Si trovano anchora sotto terra molte vene de medaglie de oro et argento, però che questa Transilvania olim fo colonia Romanorum et si chiamava latine Datia, e quella che hora è dicta Datia in Finadra, fu da li antiqui dicta Cymbrica. Hanno etiammonti assai de sale bianchissimo et sal gemma, et non lo fano distribuire in li territorii suoi, anzi permete intrare in la Croatia, Schlavonia et Hongaria a li confini de l'Austria, in Moravia et Selesia et in Bohemia sali externi, maxime alemani. Hanno etiam cere negre per uso de candele in Transylvania et in Mysia overo Vallachia; la quale cera se fa de uno liquore odorifero come l'olio de suo che stilla da certi monti in una bassa over laco, et per spatio de tempo se indurisse come cera, e questo liquore è una specie de bitume dicto da li auctori asphaltum. Una altra cosa notabile et degna de intelligentia ho veduto in Hongaria, apresso una città che si chiama Bagna per andare in Transilvania, una fonte de certa aqua de colore, gusto et sapore preciso come vino bianco garbo, et fumosa da inebriare, et la beveno come vino et la chiamano la fonte del vino, et se io non l' avesse veduta et gustata, non haria mai creduto a Plinio quando de simel fonti ne fa mentione.
El re de Hongaria, quando questi tutti beni ditti di sopra fusseno coniuncti ad una unione, concordia et obedientia, et che se volesseno attender al ben publico, poterìa far assai tanto quanto Principe del mondo, et defenderse valorosamente, anzi superare lo inimico; ma non li è ordine di poter guerizare, però che 'I danaro publico non c' è, e nel privato assai, ma non voleno dar fora.
Conclude: se 'I Turcho non farà altra impresa contra Hungaria, hongari se contenterano star così e non farano exercito. E quando ben turchi venisseno, forsi loro non se defenderiano per le tante discordie vi sono, et in Bohemia per la mala contenteza che hanno del rezimento del ducha Carlo de Schlesia (113) per questa Maestà posto locotenente in Bohemia, et hongari, si non fusse che hanno speranza di expeditione universale, i haveriano facto pace con il Signor turcho. Unde hanno destinato il reverendo episcopo Scardonese orator suo a tutti li principi christiani, el præcipue a la Signoria nostra, de li favori di la qual più ne fanno existimatione che di tutto il resto di la christianitate, ad protestarli che se la non li aiuterà i farano ancora loro pace, senza dir altro, dandoli il transito a danno et exitio de qualunque si sia.
De la pace facta per la Signoria nostra con el Signor turcho, quando turchi veneno a la obsidione di Belgrado, disseno che i venivano, essi hongari, perchè venitiani haveano facto pace cum el Signor turco; et li fo negato fino se have poi I' aviso di la conclusione di dicta pace. Et loro diceano saper la Signoria mandava orator al Turcho. Li era risposto si facea de more per alegrarsi con lui, et se era pace non bisognava mandar orator a farla; con altre parole longamente scripte di questa materia per excusatione di la Signoria nostra, qual havea tanto haver in Syria, Egypto et in Constantinopoli et tanta convicinità con esso Signor turco, però li era forzo star in pace con lui; et che non era ubligation di farli intender a essi hongari voler far pace, perchè quando loro feno le trieve per tre anni con et Signor turcho padre di questo, le fece senza farlo intender a la Signoria nostra.
Li forono etiam poste nella mente molte false calunie per alemani contra questo innocentissimo Stato, videlicet che questa Signoria havia excitato turchi contra quel regno di Hongaria, e dato soccorso di galìe e polvere et bombarde, et questo per divertir la guerra feva la Cesarea Maestà a francesi, et etiam havia mandato veneno a l'Orator nostro de lì per venenar il Re et quelli signori; per modo che l'Orator et esso secretario erano minazati da hongari su la vita. Hor esso secretario andò a caxa di tutti quelli signori per rimoverli di la mente tal vane et temerarie calumnie aliene di ogni verità, et a farli conspicua la sincerità nostra verso quella Maestà, con altre parole come in ditta scrittura apar, dicendo che tal parole è di magior nocumento a loro seminale da malevoli che a la Signoria nostra, però cbe risultavano do mali: uno debilitavano l' animo di soi subditi, perchè vedendo hongari esser soli e derelicti da venetiani e desseno auxilio al Signor turco fariano deditione; l'altra che tal fama inanimava più lo inimico, vedendo hongari esser abandonati da (114) venetiani, e si 'I fusse ben vero, come savii non lo doveriano dire. Et cussì parlò esso secretario un giorno a quel Serenissimo re pleno Consilio occorendoli andar a parlar contra le querelle de clisani, che essi rimaseno confusi et aguzati. Et uno solo, qual fu el magnifico Andrea Batthor, disse che molti lo diceano; al quale dissi che domandasseno a quanti delatori se voleano star meco in prigione, et Soa Maestà facesse inquisicione di la verità, et trovando la Signoria inipso crimine lo facesse decapitare, si non che facesse decapitare loro; per il chè tutti li disseno li prestava summa fede et non voleano creder et rimaseno satisfati. Parimente fiorentini sugerivano ogni male, præcipueuno Rasone Bontempo fiorentino qual levò assà calumnie contra il magnifico Orator, contra ogni verità. Quando vene poi il reverendo Scardonense in Hongaria et Bohemia fece bon oficio; al quale indubia fede li fu prestata.
Et tornati di Bohemia in Hongaria, tutti latravano contra de nui et præcipue lo illustrissimo Palatino, dicendo: “Che vole dire che vui venetiani non havete socrorso a Rhodi?” Lui li rispose: “Che vol dire che vui hongari non havete soccorso a Belgrado che era vostro?” Dicendo venitiani non hanno soccorso Rhodi per non perder il Stato suo, che poi se ne rideria di loro, e che in concistorio fo tratato che principe dovea soccorer Rhodi, e fu dicto per alcuni cardinali, vinitiani, per haver l'armata in pronto; et li fu risposto per il reverendo orator dil serenissimo re di Polonia, che venitiani non doveano soccorer per haver si lungi contermini con il Signor turco, e quamprimum se dimostrasseno inimici suoi in un tratto el torla Cypro, Candia e tutto il resto di la Grecia e la Dalmatia, e sariano soli in tanta guerra; e meglio era a conservar questo Stato, aziò che a suo locho e tempo quando bisognasse potesseno pigliar le arme insieme con li altri a defensione di la christiana republica, e si dovea soccorer per il Pontefice, Cesarea Maestà, et Cristianissima Maestà et serenissimi re di Anglia e Portogallo, quali tutti pono far armada et non pono perder cosa alcuna cum turchi, per non haver confini con loro. E cussì fu deciso che venitiani non dovesseno loro soccorer Rhodi, ma li altri tutti principi ben fosseno tenuti a socorerlo: et cussì questi hongari restono quieti et satisfati, diceano haveamo ragione.
Poi vene il reverendissimo Legato cardinal di la Minerva in Hongaria, overo chiamato di san Sisto, cum summo honore, et alegramente recevuto per il ducati 50 mila et portava. Homo molto da bene e (115) de una bona vita. E de lì a pochi giorni quelli si gnori hongari li dimandorono li ducati 50 milia, perchè haveano facto disegno con quelli pagar il debito di ducati 65 milia che ha il Re al suo thesaurario. Esso Legato li rispose che 'I non potea darli, per haver in mandatis dal Pontefice di spenderli in congregando exercitu, et Il monstrò la commissione; et poi che quelli signori videno non poter subtraherli quelli danari da le mano, non lo hanno così grato.
Di la meritissima creazione di Vostra Serenità tutti universalmente amici et inimici ne hanno sentito singolar satisfatione e contento, e hanno pronosticato che quella serà Imperatore generale di lo exercito marittimo di tutta la Christiana Republica in questa futura expeditione.
De la pace et confederatione tra la Signoria nostra et la Cesarea et Catholica Maestà conclusa, po chi hongari l' ànno hauta grata, dicendo si havea fatto male a rompere la fede a Franza e adherirsi a questi imperiali gioveni, e non hanno fondamento da subsister e che non li teneriano fede. Si scusò la Signoria per esso secretario, dicendo che la confederation si havia col re Christianissimo se intendea durar fino esso Re havesse a far nel castel de Milan, qual perso, immediate cessava la obligatione. E più volte quella havìa protestato al Re venisse a recuperar Milano, altramente la componeria le cose sue con la Cesarea Maestà. El che questa pace era stà fatta, stimulata dal Pontefice etc.
Dil serenissimo Ferdinando, l' è assai temuto, ma mal voluto et odiato, non solum da li subditi soi ma etiam da tutti li alemani, si per haver facto decapitar diece de li primi baroni de Alemagna, come per la sua superbia e tirania, che I'ha imposto tante graveze che li populi lo maledicono per tutto. Ha imposto uno quarto de ducato per casa, per cadauna persona carantani 3, per cadaun famiglio carantani 2, per ogni massara 2, per ogni bosto 4, per cadauno frate et prete 1. È inimicissimo di questo Stado et molto cupido de dominar e de farsi grando. Voria se 'l potesse dominare il cielo et la terra. È picolo di persona et non bello; tiene sempre la bocha aperta, non è molto liberale, vindicativo a li sui inimici; el perseguita Martin Luthero e li populi se la pigliano per esso Luthero, el quale ha facto in una cità dicta Vitimberg, che tutti li preti han preso moglie.
Questi alemani signori et populi sono odiati et da hongari et da polani et Bohemi; li quali polani et Bohemi sono amicissimi di questo illustrissimo Stado (116); ma hongari sono inimici nostri, come quelli che odiano tutte le natione del mondo, ma li più savii è amici e li più grandi e potenti e de magior autorità de quel regno.
A Buda è la pestilentia, grande al mio partir, et ne morivano da 40 in 50 al giorno.
A Vienna initinere vidi il magnifico cavalier domino Antonio di Conti. Andava orator di la Cesarea Maestà al ducha di Moscovia, per tentar cum el mezo del ditto Ducha de excitar tartari a romper guerra al Signor turcho.
Haveria possuto referire di le altre cusse assa' et de Hungaria et de Bohemia; ma per non esser longo me ho ristretto, resecando præcipue quelle cose che tante volte la Serenità Vostra ha udito et inteso di li suoi oratori, et però ho voluto far fine afermando a quella, che tutto quello che ho dicto è la pura verità. Gratie.
Cuis humiliter me commendo.
Datæ Cuniani, die 5 Octobris, 1523.
E. S. V.
Servus fidelis Franciscus Maasarius
secretarius clarissimi Oratoris apud serenissimum, regem Hungaria.